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AVERE SENSO CIVICO NON SIGNIFICA ADERIRE ALLE IDIOZIE

Ieri 2 Maggio c’è stata una manifestazione in pieno centro di Roma al grido “Libertà!” (non ne so molto altro) della quale i media non hanno quasi parlato. I post su Fb sono stati tutti censurati.

Non occorre essere dei geni per capire che i dati sparati continuamente da virologi e politici (interpretabili secondo l’uso che se ne fa) non hanno alcun senso.
Servono – questo si’ – a tenere programmati i nostri cervelli sulla modalità “inerzia” e “paura”, per imporci tutta una serie di decisioni, per trasformarci in sudditi invece che cittadini.

E’ ovvio che in una pandemia il contagio dev’essere evitato con precauzioni di buon senso, ma l’ultima parola nei comportamenti dovrebbe essere affidata al nostro senso di responsabilità, liberamente assunto ed esercitato.

Tanto più che il contagio è diverso da provincia a provincia e alcune delle regole che vengono imposte sono assurde: correre con la mascherina ad esempio è nocivo per la salute (e insopportabile); impedire al parrucchiere di tagliarci i capelli, mentre il fruttivendolo, in piazza, ci puo’ passare tranquillamente i pomodori, è grottesco.

Da adulto, sano di mente poi, pretendo di decidere chi andare a visitare e non intendo spiegare a chicchessia i criteri con cui lo faro’. Ed è certo che lo/la abbraccero’.

Ho spesso passato lunghi soggiorni in Paesi dove le malattie più terribili sono endemiche, ogni volta nei limiti della ragionevolezza, ho SCELTO il comportamento da assumere. E non mi si dica, per favore: “Pero’ se stai male, ci chiederai di curarti”. E’ dovere dello Stato, curare i propri cittadini, prepararsi a farlo nel migliore dei modi. Dovrebbero essere le tasse che paghiamo (e quante sono!!!) a renderlo possibile. Se il nostro denaro e le prime informazioni sul virus sono state mal gestite, non è colpa dei cittadini!

Da adulto, sano di mente, mi rifiuto anche di scaricare una APP invasiva del diritto alla privacy di chi incrocio sulla via. Preferisco rischiare di sfiorare un contagiato che cambiare strada. Tanto più che attraverso i cellulari è in atto una gigantesca, mondiale operazione di controllo (a vari gradi) della popolazione.

Esercitare il diritto della LIBERTA’ è un atto di maturità individuale e collettivo. Si sta facendo di tutto per farci credere che non ne siamo all’altezza. Ma anche i bambini sanno che chi sbandiera di voler il tuo bene, molto spesso non lo vuole affatto.
Sta a noi sollevare la testa. Sta a noi, documentarci ovunque, e vagliare, di volta in volta, cio’ che ci viene venduto per oro colato. “Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo” diceva Voltaire.

Allora se lo vogliamo davvero, esercitiamolo questo diritto e ragioniamo con la nostra testa!

IL 4 MAGGIO: AIUTO!!! CONSIGLI D’USCITA

Pare che in termini psichiatrici, le abitudini si formino in un lasso di tempo che va in media dai 27 ai 30 giorni. La quarantena trascorsa – cinquantena anzi – si è dunque agevolmente installata nella nostra vita, con tutta una serie di muffe mentali e ruggini alle giunture.
Il 4 MAGGIO ce lo siamo segnati tutti: si uscirà! Ma dove? Come?

Oltre alla confusione estrema nella gestione delle riaperture sulle quali s’agita un continuo to be fake or not to be: avverrà per regione, città, fascia d’età, tipo di servizi, di esercenti…? Boh… (dal momento che è tutto correlato e non posso comprare dei fiori ad esempio, se non hanno aperto i vivai e riavviato i trasporti per fornire i negozi, è mia personale convinzione che gli annunci servano a poco) oltre a questo, dicevo, c’è di più.

La faccenda è più complessa: come vivrà questa fase ognuno di noi, interiormente? Facile dire che sarà EUFORIA, ma è proprio cosi’?
In “Malattia come metafora” Susan Sontag mette in guardia contro i termini bellici “tipo guerra” continuamente, e non a caso, usati in questa pandemia con tutto il loro immaginario colpevolizzante (se esci a correre, contamini dei poveri Cristi etc.).

Ci è stato procurato infatti, uno shock, in parte dovuto alle reali insidie del COVIT, in parte animato da politica e media, perché venisse meno la nostra primordiale libertà d’iniziativa e reazione personali, per indurci alla lentezza e all’acriticità, all’autolimitazione insomma.

Agendo su paura e colpa si puo’ esercitare un controllo altrimenti impossibile. Lezione della storia. Cosi’ è stato ancora una volta.
Ed ora, malconci e indolenziti, ci apprestiamo ad uscire dalla gabbia. Per questo vorrei suggerire qualche piccolo consiglio, una dieta da iniziare prima del 4 Maggio?

a) Ridurre tg, info, trasmissioni su Covit, post su fb del virologo X, a una sola volta al giorno. Preferibilmente non di sera, prima di coricarsi.
b) Fare una passeggiata quotidiana, da soli, spingendosi sempre un po’ più lontano, nei limiti del consentito, o girandoci intorno, in modo da non fare sempre lo stesso itinerario.
c) Per chi fa meditazione: salutare per sempre questo tempo della nostra vita. Accoglierlo (ci ha insegnato sicuramente qualcosa) e chiuderlo. Per chi non fa meditazione: stracciare dall’agenda le pagine di quarantena, il mese di marzo e aprile dal calendario. Accantonare screzi, accadimenti (contaminati anche quelli) Sono passati. Finiti. Addio.
d) Fare progetti per i prossimi mesi, fino alla fine dell’anno. Piccoli o grandi… come se dipendesse solo da noi.

Riprenderci la nostra vita è fondamentale, prima che altri, non contenti d’averci dovuti liberare, ci iniettino altre paure – la seconda ondata del COVIT/la modificazione genetica del virus/la mancata vaccinazione antinfluenzale – e ci ricaccino in una metaforica casa esistenziale, devitalizzata come un dente – sala d’attesa di nuove sciagure – non per curare, ma per “prevenire” questa volta, magari, soltanto con un’insidiosa APP sul cellulare!