Nuova Edizione 2019: Amazon

Lingua: Italiano

Prima Edizione: Robin Biblioteca del Vascello (26 agosto 2004) // Collana: I libri colorati. Blu: contemporanei

Il Problema del Mese di Aprile

Scrittrice di nicchia ma di una certa notorietà, Jacky vive a Venezia, bravissima nel dividersi equamente tra il nuovo romanzo e il desiderio di suo figlio William di imparare a giocare bene a calcio. Così si recano ogni pomeriggio, con gli amici del bambino, nell’unico giardinetto pubblico di Venezia e, mentre i ragazzi si allenano, Jacky tesse le nuove storie, con calma e tranquillità. Finché, sulla sua panchina, non viene a sedersi la noiosa e logorroica nonna di Ginevra Lourdes, una bambina enorme, grassa, infagottata in costosissimi abiti griffati, che, poco a poco, costringe Jacky a prendere coscienza di sé e dell’inconsapevolezza del proprio animo.

“Ginevrona Lourdes gustava il gelato aspirandolo, un po’ come noi normalmente mangiamo le ostriche crude. La masticazione era sempre rimandata a più tardi, probabilmente perché non la soddisfaceva…”


PERCHÉ UNA NUOVA EDIZIONE?

Non ho l’abitudine di rileggermi, tanto quanto non sono solita attardarmi a guardare album di vecchie foto. Il passato mi nutre poco emozionalmente, m’insegna sempre, ma è un esercizio che assimilo allo studio, all’analisi più che al piacere. In breve, torno al “già fatto” come si esegue un compito utile e soltanto quando quel professore inflessibile che è il destino, lo esige.

Ritrovare il mio libro è stato dunque come incontrare un vecchio allievo cresciuto, maturato per conto suo durante 15 anni. Non senza un certo patema, lo ammetto, mi  apprestavo ad esaminarmi e a riconoscere nel mio testo la pubertà di tutta una serie di temi che mi sono ancora oggi fondamentali e cari. Ma mi sbagliavo, almeno in parte mi sbagliavo.

Per uno strano fenomeno che riesco ad associare solo ad una sorta d’intenzione veggente  infatti, le mie convinzioni di oggi in molti campi erano già ben espresse e approfondite in questo libro. L’idea ad esempio di una fisicità sapiente molto più in contatto con l’anima, che avverte prima e meglio della mente, i reali mutamenti che maturano in noi, riassume tutto il senso del personaggio di Jacqueline. Sulla linea di quell’immenso verso di Rilke “Il futuro entra in noi per trasformarsi in noi, molto prima che accada” lungo quella traiettoria del pensiero che individua nel narrare una luminosità che irradia una frase e la successiva e quell’altra ancora, le vicende della protagonista e del suo bambino o dei suoi bambini – perchè talvolta pare abbracci il sentire di tutta l’infanzia del mondo – si dipanano al lettore, come la rete delle calli nascoste della Venezia più vera. E nascosta è anche tutta una parte della vita di Jacqueline, giornalista d’assalto, superindipendente poliglotta, sacrificata per suo stesso impegno ad una maternità doppia (perchè è anche paternità di un padre latente) che non vuole vedere, sentire, accettare che forse la tranquilla quotidianità di una vita sulla laguna non fa per lei. William è felice? Lo sarebbe anche altrove? O è lei piuttosto, la supermamma, a non essere pronta ad affrontate l’ineluttabile realtà?

C’è una verità di noi che non può essere ignorata, un animale misterioso, camaleontico ci abita e agisce là dove può, combinando accordi, elaborando strategie con il nostro corpo che decide anche per noi un qualche ammutinamento. La nostra fisicità possiede un’intelligenza d’informazioni su passato, presente, futuro che, volendo, è a nostra disposizione. Ma è tutto fuorchè una materia malleabile e neutra che possiamo piegare facilmente alle nostre intenzioni di vita.

La nozione di sacrificio tanto cara a certo catechismo bonario, tiene poco. Se esso implica l’azzeramento della propria forza vitale, del senso profondo del nostro stare al mondo, allora diventa una drago terribile. E inutile per giunta.

Il disperato desiderio di connessioni di una donna abituata a rigirarsi il mappamondo fra le mani (Jacqueline aveva accantonato il mestiere di reporter di guerra per la maternità), esplode o per meglio dire implode all’interno della piccola comunità provvisoria che forma con il suo bambino, gli amici e l’orrida bambinona Ginevra Lurdes che rovina sistematicamente i loro giochi. Come finirà tutto ciò? Cosa ha in serbo per ciascuno di loro la vita (oggi forse scriverei l’Universo)? Semplicemente la verità, che per ognuno di noi è diversa, formidabile incrocio di mente e fantasia, azione e tempo – azione del tempo e tempo dell’azione. Ciascuno proteso nell’inevitabile ritorno alla propria unitarietà nel tutto… quella missione che a lui solo appartiene.