Una Musica nella Notte
Ci sono destini che ci commuovono profondamente, tanto sono tragici e crudeli. La storia di Silvia è uno di questi: il drammatico percorso di una ragazza di veniticinque anni strappata alla vita da una malattia divorante che prima ancora di distruggerla fisicamente ne contamina l’equilibrio psicologico come un veleno sottile.
Il suo testamento è un’ammissione di colpevolezza: l’ultimo atto di un rifiuto rivendicato, denunciato con rabbia dinanzi a un destino di vittima terribilmente ingiusto. Nella sua confessione Silvia racconta la verità per l’ultima volta: il segreto che ha nascosto nel corso di due anni di sofferenza amara, l’esatto svolgimento dei fatti lungamente esposti in una misteriosa lettera.
Ma per il giovane, affascinante medico che la riceve nella sua cella al penitenziario di San Vittore a Milano, quella strana missiva non rappresenta solo la fine insperata di un errore giudiziario: è anche l’inizio di un viaggio infernale nel passato che lo obbligherà a ripercorrere le tappe dell’incredibile storia di una vita, l’esistenza di una paziente fino ad ora silenziosa e invisibile.
Silvia racconta un destino eccezionale, quello di una ragazza nata in un ambiente modesto che, grazie a talento e determinazione, diventerà pianista, facendosi strada nel difficile e ristretto mondo milanese della musica. Il suo lungo viaggio solitario nella disperazione e nella malattia la spingerà a forgiare un’atroce vendetta, che consuma nel nome di un quasi amore. Ma tutto questo lo scopriamo poco a poco, seguendo il lento movimento dei suoi ricordi, Silvia non vuole più nascondere nulla di sé, intende dipanare la confusa matassa dei suoi sentimenti, rivelandoli uno ad uno, con la lucida onestà di chi sa d’aver percorso il proprio cammino fino in fondo.
Le sue parole hanno la purezza di un delicato fraseggio musicale, parlano di salvezza e d’amore all’uomo che le legge nella sua prigione, comprendendo per la prima volta quanto le loro esistenze siano state legate nell’insondabile disegno del destino.
Giungono da lontano quelle parole, con il suono lieve e puro di una musica nella notte, sfiorano il suo viso come una carezza, chiedono perdono e comprensione. Lui vorrebbe trattenerle, cerca di sottrarle all’impietosa indifferenza del tempo e della memoria, ma si dissolveranno alle prime luci dell’alba e con esse ogni ricordo del suo viso. Resterà solo il rimpianto per l’occasione perduta, per la musica di Silvia fuggita via insieme a lei.