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SHINRIN-YOKU o BAGNO DI FORESTA: UN PRIMO ESERCIZIO FACILE DA FARE

Il Forest Bathing sta diventando di moda, e questo in genere mi preoccupa, perché la mediatizzazione spesso rima con banalizzazione. Ma il fondamento della scoperta giapponese è serio: la pianta è benefica a livello elettromagnetico per la salute dell’uomo.

Una passeggiata nella foresta per 3/4 ore è in grado di modificare i parametri principali del nostro organismo e abbassa lo stress, con effetti misurabili sul sistema ormonale. Tre giorni nel bosco con 10-12 ore di cammino alternato a stazionamento regalano un rafforzamento del sistema immunitario del 50% per un mese.

Questo perché gli alberi emettono campi elettromagnetici (più o meno potenti a seconda della grandezza del tronco) biologicamente affini a quelli umani, che quindi interagiscono con il nostro. Ogni pianta sembrerebbe avere una sua specificità e influire particolarmente su certi nostri organi. Il faggio per esempio è molto benefico per sistema nervoso, linfatico, ovaie e prostata.

Ma attenzione! Dal come si va nel bosco, dipende molto l’efficacia dello shinrin-yoku. Lasciamo a casa la musica per favore, la radiolina con le partite di pallone, le discussioni di famiglia. La disposizione d’animo di chi va nella foresta, dev’essere quella di un ospite rispettoso.

Ecco un esercizio facile e iniziale da fare, meglio se da soli, allontanandosi un po’ gli uni dagli altri:

Trova un luogo, uno spiazzo, una cima…scegli un albero, d’istinto. Non per forza il più bello, il più maestoso. Fai due o tre respirazioni profonde, in silenzio, ad occhi chiusi. Poi aprili e scegli il tuo albero. Avvicinati, osservalo, sulle fronde, l’ampiezza delle radici, le chiome. Lasciati osservare da lui. Siediti, poggiando la schiena sul suo tronco. Resta. In meditazione, se puoi, o in completo riposo. Lasciati venire tutti i pensieri, piano piano sentirai che rallentano.
Quando ti senti pronto, alzati. Poggia le mani sul tronco dell’albero. Chiudi gli occhi. Preparati al passo successivo: abbracciarlo con tutto te stesso. E’ un atto coraggioso, non sarà facile. Ti sentirai ridicolo, avrai il timore d’essere giudicato da possibili testimoni, ma se vinci la prima ritrosia, accadrà qualcosa di bello. Abbraccia il tronco dell’albero e chiudi gli occhi. Ti sentirai accolto – ad alcuni sembra di riabbracciare un padre o una madre o un essere caro che non c’è più, ad altri di riappacificarsi con qualcuno – poco a poco le tue barriere di difesa cadranno, ti lascerai andare alla pace o a un’emozione che ti opprimeva il cuore. Se vuoi, puoi affidare un pensiero, un dolore, una preoccupazione al tuo albero. Gli Aborigeni lo facevano durante tutta la vita. Avevano un loro albero e al momento della morte lo raggiungevano, quando era possibile venivano sepolti ai suoi piedi. Quando ti senti pronto a tornare alla tua vita, congedati, ringraziandolo.

Tu non lo sai, ma hai assorbito il campo magnetico del tuo albero e gli hai dato il tuo. Una piccola parte della sua pace e armonia è dentro di te. Fanne buon uso.

SULLA MEDITAZIONE: LE VOSTRE DOMANDE…

È meraviglioso constatare quanto il concetto e, in molti casi, la pratica della meditazione siano entrati a far parte della nostra cultura. Ringrazio di cuore chi mi ha scritto e/o sperimentato LA MIA MEDITAZIONE DELL’ALBERO. Più si entra in questo mondo più si moltiplicano le domande e le curiosità sull’argomento. Difficile, naturalmente, nella brevità di un articolo di blog rispondere in modo approfondito. (Per questo posso solo invitare chi sarà a Roma il 6 Marzo a partecipare all’evento che terro’ alla Libreria Harmonia Mundi alle ore 19.00 http://www.harmonia-mundi.it/eventi/quello-che-le-piante-ci-dicono_2020-03-06   (prenotazione obbligatoria)

Tuttavia proverò a rispondere a qualche quesito proponendo alcuni elementi di riflessione:

La meditazione si fonda sul concetto che il corpo e lo spirito siano inseparabili.

Per curare l’uno è necessario curare l’altro. Nel 1979 Jon Kabat-Zinn decise di laicizzare la meditazione buddista per farla entrare nel mondo della medicina, in ospedale. Di qui il grande successo della pratica negli Stati Uniti, la cosiddetta Mindfulness con effetti misurati concretamente in termini di riduzione dello stress, cura della depressione e del dolore. L’associazione della tecnica semplice allo yoga, alle pratiche di body scan, debriefing etc. hanno dato risultati eccezionali confermati da studi tra l’altro sull’amigdala, la zona del cervello responsabile del comportamento impulsivo e della paura.

Personalmente, tuttavia, sono d’accordo con chi ricorda come lo sviluppo personale implichi un risveglio spirituale, proprio per realizzare quella completezza in grado di garantire il nostro equilibrio psicosomatico. Una filosofia di vita insomma che abbracci la “grande Vita” con “la nostra piccola Vita” in un Tutto che abbia un senso. Per questo dico:

“L’energia si trasmette per vibrazione e si misura in frequenza vibratoria. Siediti o distenditi. Respira. Escludi tutto il rumore, scarica il tuo sistema di pensiero e la tua energia, sospendili. E allora vedrai che subentra la conoscenza liquida, o l’accesso alla coscienza eterna dell’universo fuori dallo spazio e dal tempo, una coscienza che è al tempo stesso coscienza di sé”

Ma attenzione! La meditazione non è un lavoro d’introspezione. Per questo ci concentriamo sulla respirazione, per restare ancorati alla realtà. Per questo la meditazione non risolve i nostri problemi. Essa crea le condizioni di chiarezza, di silenzio, di limpidezza, tali da permetterci di “guardare le cose come sono e con benevolenza”.
In un certo senso questa è la base, il punto di partenza da cui si diramano i vari tipi di meditazione che alcuni di voi hanno evocato nei loro messaggi. Pratiche zen, d’ipnosi regressive, autoipnosi, di visita dei campi akashi, meditazioni per entrare in contatto con angeli, esseri di luce, guide o defunti sono alcune della tante forme assunte per aprire canali di comunicazioni ancestrali e invisibili.
La meditazione con le piante o nella foresta come il shinrin-yoku, molto praticato in Giappone, ha la funzione di riconnetterci con la sacralità della Natura, la sua profonda spiritualità nella semplicità. Restituire alla Terra il ruolo di Madre significa ridare alla nostra vita le giuste proporzioni, il modo migliore per me, di realizzare ciò che il poeta mistico Rumi scriveva in versi:

Il mio occhio viene da un altro universo.
Un mondo da questo lato, uno dall’altro: io siedo sulla soglia.

photos by courtesy of Victoria Schaal