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VENEZIA ANNO ZERO

Stamane, nel tragitto fino allo studio del mio commercialista, ho incontrato nell’ordine: un amico ristoratore, un antiquario, un barista, un agente immobiliare. Non parlavamo dalla fine di febbraio. Bilancio di questi mesi nelle conversazioni: depressione. Tutti coraggiosamente aperti. Nessuno all’ora attuale ha ricevuto gli aiuti finanziari promessi dal governo. Fanno fronte con i loro risparmi, ma fino a quando? Prospettive future: nefaste.

Nei discorsi certo traspare tutto l’affetto e la fierezza per la bellezza ritrovata della nostra città. L’acqua trasparente nei canali, i monumenti fruibili nella loro solitudine, le vie d’acqua percorribili, senza gli accalcamenti e gli schiamazzi del turismo di massa. Ma se spingiamo lo sguardo più in là, nel futuro breve, gli occhi si fanno tristi.

Eppure – ce lo diciamo, rianimandoci – questa potrebbe essere l’occasione di ripartire da zero. Si dice sempre che Venezia è senza tempo, ecco, questa potrebbe essere l’opportunità d’inventarci un nuovo calendario, con tutto da riscrivere per dirigere le risorse verso uno sviluppo reale della città, e soprattutto durevole.
“Bisognerebbe che chi l’amministra, ci abitasse! Tanto per cominciare” il solito annoso problema dei sindaci di terraferma. Non conoscono la vita quotidiana qui.

Ma c’è di più: si dovrebbero individuare le grandi direzioni da dare alla città e con quali modalità: l’arte (ma non solo con le Biennali)/ Il turismo (scoraggiando davvero quello mordi-e-fuggi con una serie di coraggiose limitazioni, anche pecuniarie/ Limitando le licenze per negozi di souvenirs e borse, spesso made in China e favorendo i commerci d’uso quotidiano)/l’ambiente e il problema dell’acqua alta (con un ripensamento totale dell’uso di Marghera e la sua bonifica/ le grandi navi etc)/ il mercato immobiliare (con un reale piano per la casa ai veneziani affinché il tessuto demografico locale non continui a depauperarsi)

Nessuno s’illude che una città come Venezia sia facile da amministrare. Ma ora, paradossalmente, abbiamo meno da perdere di prima, forse nulla da perdere… siamo in ginocchio. Perché non provare allora?
In questi giorni, il mare al Lido è trasparente. Poca gente, l’aria profuma di gelsomino e pino marittimo. Mi fa pensare a certe cartoline d’epoca, con signori e damine ben vestitite all’Hotel des Bains, all’Excelsior, o ai té musicali dell’hotel Hungaria.

Se ci provassimo tutti, a cambiare, tenere un decoro, anche personale, quando siamo a spasso per la città, imporlo nei luoghi di ritrovo, intervenendo fermamente quando vediamo una mancanza di rispetto qualsiasi: gente che sporca, che improvvisa picnic, che imbratta i muri, abbandona immondizie, mette i piedi in ammollo nei canali. Se cercassimo di privilegiare il mercato di Rialto e quelli rionali, i commerci locali, i ristoranti e le trattorie “nostri”, se educassimo i visitatori a fare altrettanto, rendendoli co-protagonisti del mondo che visitano e offrendo un turismo più colto (Perché te la devi meritare Venezia!), forse questa città rinascerebbe per l’ennesima volta.

Nietzsche considerava Venezia “un’immagine per gli uomini del futuro”. Profetico o amante del paradosso, è proprio cosi’ che dovremmo cominciare a pensarla.

Capovolgere la visione: non prezioso, agonizzante cimelio dell’antichità, ma scommessa per una città consapevole dei suoi tesori e a misura d’uomo contemporaneo.

Non, metà donna e metà pesce, come si suole dire, ma sirena incantatrice capace di sussurrare al viaggiatore più distratto che questo è il luogo della felicità.

FORZE DIVERSE PER COMBATTERE IL FUOCO DI SIBERIA

È notizia di poco tempo fa: gli sciamani di Siberia si sono riuniti per mettersi in contatto con la Madre Terra e con le energie dell’Universo e invocare il loro aiuto in modo da fermare l’apocalittico incendio che sta divorando le foreste.

Anche i Buddisti hanno annunciato di voler pregare le forze della Natura, chiedendo a tutti d’inviare le coordinate geografiche delle centinaia di focolai che si sono scatenati in pochi giorni.

Un pezzo di Siberia, grande quanto il Portogallo è già andato in fumo. Il grido di dolore degli alberi è avvertito da tutte le forze spirituali del Pianeta, mischiato al solito drammatico balletto di notizie che denuncia la fusione dei ghiacciai del Polo Nord, le contaminazioni nucleari nel mar del Giappone e in Russia, le ondate di caldo record nel mondo, il super tifone in Cina, l’aumento della presenza di tonnellate di plastica nei mari, l’epidemie di malattie negli alberi. Insomma l’Apocalisse delle Sacre Scritture.

Ai più scettici può sembrare un’ingenuità, personalmente sono fra quanti si rallegrano di constatare una certa evoluzione da parte dell’Umanità. Parlo di evoluzione perchè finalmente l’uomo comincia a capire che può/deve riappropriarsi delle proprie capacità ancestrali.

“Tutti i problemi nascono dalla perdita di frammenti d’anima, anima intimamente connessa con le forze della Natura” mi hanno spesso detto gli sciamani di mezzo mondo. La causa di questa perdita è sempre la paura, la conseguente arroganza del controllo, la volontà di dominio. La nostra società nella sua totalità ha perso il contatto con la propria parte invisibile, divina, spirituale. La preghiera, la pratica dei mantra, la meditazione individuale e collettiva, altro non sono che un’attivazione di energie “alte” proprie a tutti noi.

“Le nostre certezze mentali in verità sono le nostre più grandi bugie” sosteneva F. Nietzsche. Ed è sulla base di queste certezze che deprediamo e avveleniamo il Pianeta.

È interessante notare come in questi riti ci sia sempre una nozione di purificazione. Gli sciamani aiutano a cacciare gli spiriti malvagi cioè le idee negative. Potentissime, perchè (come le positive) “creatrici della realtà che viviamo”. Queste idee non sono nostre, sono ciò che già la tradizione greca antica cosiderava “Idola” forze spirituali, il Male.

Nell’attuale visione sciamanica del mondo, queste energie negative e basse hanno preso il sopravvento perchè abbiamo tradito il patto con la Natura, abbiamo interrotto la pratica di tradizioni ancestrali e dimenticato l’umiltà (di qui il ruolo delle offerte simboliche alla Madre Terra).

Ora la buona notizia è che una sempre maggior fetta di popolazione sta riaprendo le porte di un invisibile che è già dentro di noi, connesso al cosmo, causa-effetto assieme, perchè privo del dualismo che permea il mondo materiale e mentale. Basterà a fermare la corsa alla catastrofe? Di sicuro c’è la certezza che ognuno di noi può e deve fare la sua parte. Sì ciascuno, con le proprie forze e capacità. Come insegna la Natura in ogni sua minima, perfetta manifestazione.