LA COSA PIU’ UTILE CHE PUOI FARE? ESSERE FELICE

Mi è venuta voglia di un breve post nel mio blog sul filo degli incontri avuti nel mondo e nelle mie città in questi primi mesi dell’anno nuovo. Voglia soprattutto di ricordare a chi sospira, dubita, s’interroga e si lamenta che siamo al mondo per essere felici, con grazia, fantasia, immaginazione, coraggio.

No, non è un concetto narcisistico o egoista, è il senso profondo dell’avventura esistenziale. Felicità e amore non sono pacchi o sacrifici che regaliamo a chi ci piace, sono il nutrimento stesso della vita, s’irradiano da noi come calore e perchè ciò avvenga dobbiamo viverli in prima persona.

Amare noi stessi è dunque ammettere quest’esigenza primaria: coltivare la nostra felicità indipendentemente dagli altri, persino da ciò che di difficile ci accade. Cercare la propria armonia significa perseguire i nostri obiettivi, le nostre passioni, prenderci cura di quella parte di noi che deve rimanere il nostro giardino segreto. Come gli alberi, le piante e i fiori dunque, non limitiamoci a sbocciare a metà, non risparmiamoci a noi stessi, il tempo giudicherà quella felicità che avremo saputo emettere come nostra luce.

A questo proposito, mi piace tradurre e riportare dei versi di Rabindranath Tagore tratti da “Le jardinier d’amour”.

Pensate che quando scrisse questi poemi, nel 1913, il Premio Nobel indiano aveva perso la moglie nel 1902; la figlia nel 1903; il suo migliore discepolo nel 1904; il figlio maggiore nel 1907; il padre nel 1915.

Ciò nonostante… ecco:

“Prendiamo d’assalto il cielo, afferriamo lo spazio come un bottino sul nostro cammino.
Il riso fluttua nell’aria come la schiuma sull’acqua.
Amici, abbandoniamo la nostra mattinata a futili canzoni.”