TALISMANI ANTI-BLUES
Quando scrivevo gialli, mi ero divertita ad analizzare statistiche sui delitti.
Con sorpesa ad esempio avevo scoperto che i picchi depressivi che portavano ad uccidere o a suicidarsi non si registravano negli smorti mesi invernali, bensì in quelli di maggio-giugno, in piena esplosione cioè della bella stagione. Non voglio dare brutte idee a nessuno, ma il giorno più gettonato secondo i dati dell’epoca era il giovedì – oggi, in Italia, la notizia andrebbe aggiornata se non altro perchè nel nostro “civilissimo Paese” una donna viene uccisa ogni 48 ore, (prevalentemente dal proprio compagno) in barba al calendario. Di recente ho letto che il giorno considerato più faticoso è il martedì, mentre l’infarto uccide di più il lunedì. Personalmente, e non sono la sola, ho un’antipatia per la domenica.
Senza andare a toccare tematiche tragiche legate a problemi specifici, è innegabile che il modello di società patinata, stucchevolmente felice e vincente nel quale siamo immersi come in un brodo dolciastro dalla mattina alla sera, talvolta generi e accresca in chiunque, specie nei momenti liberi dalle incombenze del lavoro, sentimenti di amarezza, tristezza e malinconia. Benché assolumente fisiologici nell’arco di un’esistenza normale, tendiamo a non accettarli, colpevolizzandoci o deprimendoci per non essere stati capaci di costruirci un fortino di vita perfettamente inespugnabile dai periodici colpi di blues.
Quando la fitta dolorosa arriva, può essere utile mettere in atto piccole strategie: farci belli e andarcene fuori ad esempio, passeggiare per le vie della città, in un giardino, in un bosco permette di eludere l’egocentrismo solitario della depressione e diventare “uno con gli altri”. Altra astuzia è “uscire da sé” leggendo un libro o guardando un film che letteralmente “ci porti via per un po’ da noi stessi e dalla nostra vita”. Io ne ho alcuni vincenti che mi piacerebbe qui condividere:
“Guerra e amore” di Woody Allen, una versione esilarante del celebre “Guerra e Pace” di Tolstoï . Intelligente e non-sense come sapeva essere il primo Woody Allen assicura uno scanzonato divertimento filosofico. DVD disponibile qui: https://amzn.to/30AtFDv
“Zia Mame” con Rosalind Russell. La storia spumeggiante di una zia un po’ svitata che eredita un orfano di 10 anni che educa secondo il motto “la vita è una festa e va goduta fino in fondo”. DVD disponibile qui: https://amzn.to/2GgjyvX
“Speriamo che sia femmina” di Mario Monicellicon Catherine Deneuve e Liv Ullmann per restare nell’assolata campagna toscana. DVD disponibile qui: https://amzn.to/2XSvjUt
Completamente all’opposto è “Sognando l’Africa” con Kim Basinger (DVD disponibile qui: https://amzn.to/2XN9BB2), tratto dal romanzo autobiografico di Kuki Gallmann (ancora meglio il libro che potete trovare qui: https://amzn.to/32uuEai !).
Pare incredibile, ma le storie su destini eccezionali e tragici leniscono i nostri piccoli momenti down. Io scelgo quelli che mi portano in altri Paesi e con attori che mi piacciono. Tra i miei preferiti:
“Il velo dipinto” tratto dal romanzo “ The painted veil” di Sommerset Maugham(da leggere anche il libro, magnifico!) ambientato nella Cina degli anni ’20-30. DVD disponibile qui: https://amzn.to/2XKhVBv
“Il paziente inglese” ci porta nel deserto… con Ralf Finnes, quando era ancora stratosferico! DVD disponibile qui: https://amzn.to/2SiOz7n
“L’uomo che sussurrava ai cavalli”con Robert Radford, sempre stratosferico! DVD disponibile qui: https://amzn.to/2ShGtvK
Sono film avventurosi, lontani dalla quotidianità, tristissimi, che ci fanno bene. Se ci commuoviamo, meglio, evacueremo frustrazioni e dolori nostri.
Tra l’altro, se ci sentiremo meglio tenderemo a guardarne solo la prima metà, quando l’esito drammatico è ancora incerto e la storia potrebbe finire altrimenti: le malattie e i morsi dei serpenti diventano curabili, gli aerei volano senza schiantarsi, lei o lui non deve partire per sempre e… tutto, tutto è ancora magicamente possibile!!!





















Don José sosteneva che il suo metodo in realtà era assolutamente semplice: comprendere le piante, trattarle con dolcezza, creare affinità, fare conversazione

Capire che
Il suo unico privilegio fu IL CORAGGIO,


“È un bel bilancio!” 





Oscar, l’autista, mi raccomanda di far sparire il cellulare, la macchina foto e di farmi piccola quando entriamo nella chiesa di S.Juan. 
Il rito della bruja comincia. 
Apparentemente io ne avevo molto bisogno. Nella cera rappresa del rito, la curandera ha letto una serie di traumi secondo lei ancora impressi nel mio subconscio e nel mio corpo cellulare. Alcuni non posso ricordarli, ma me li raccontò mia madre: ad esempio quando a un anno, per la distrazione della tata, caddi dal tavolo della cucina. “Fu più che altro un gran spavento per mia madre – precisai – e per la tata, conoscendo mia mamma deve aver passato un brutto quarto d’ora!”.
Ai miei tanti “perché ” risponde spesso:





E ti chiedi come abbia fatto a maturare tante esperienze così profondamente iscritte nella storia dell’arte italiana: l’avanguardia milanese dei tagli di Lucio Fontana, lo spazialismo di Manzoni, le bruciature di Burri, le architetture nell’opera di Michelucci. Come ha potuto, dal suo nido nascosto fuori Firenze, incrociare la poesia più alta del dopoguerra italiano, illustrando raccolte di poemi di Mario Luzi, Franco Loi, Maurizio Cucchi, Alda Merini, Maria Luisa Spaziani, Andrea Zanzotto, Davide Rondoni… per citarne solo alcuni.
Nel 2004 Antonio Paolucci di fronte alle opere su carta parlava di ascetica pazienza e furiosa determinazione. E credo renda bene la personalità di opera e uomo, la sua passione per la vita e il suo ritrarsi, il suo venire e tornare sul segno, la piega, il taglio, il bianco assoluto, il colore annacquato e libero dunque, d’andar incontro alla luce per esserne trasformato. Dopo aver eseguito libri d’artista, opere su tela, ceramica, vetro, plexiglass dal segno geometrico rigoroso, la carta prevale nelle sue scelte, fragile, duttile – talvolta spessa e granulosa come antica pergamena, talvolta foglia trasparente cattura-luce – materiale semplice solo in apparenza.
Oppure è la vita stessa che addentrandosi nella fragilità, smussa gli angoli, edulcora, predilige il sogno e lo sceglie, a scapito dell’orgoglio, delle certezze assolute che paradossalmente abbiamo più forti nel tempo senza bordi della giovinezza?
Io quest’estate sono andata alla ricerca della paura, IL SENTIMENTO sviscerato in centinaia di lettere e diari dall’uno e dall’altro fronte, come è facile intuire se si sale al Monte Piana, qui chiamato Monte Pianto, geograficamente separato da un semplice vallo, al Monte Piano, all’epoca in mano austriaca.
18000 saranno i morti soltanto qui, la maggior parte vinti non tanto dalle armi, quanto dagli stenti, il gelo, le malattie, i crolli e le frane o perché precipitati negli anfratti più aguzzi della montagna.

Le piante comunicano fra loro e con noi, alleandosi, proteggendosi reciprocamente, garantendo (almeno fin’ora) che l’ecosistema regga ai sussulti dei cambiamenti provocati dall’incuria e dall’ignoranza dell’uomo. Ma è ora di prendere coscienza che un nuovo modo di rispettare l’ambiente deve imporsi su scelte impulsive e utililitaristiche.