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SE IL COVID FOSSE…

Se il covid fosse una punizione, ti direi che ce la meritiamo. La Natura non ne puo’ più di riparare i nostri danni e salvarci;
Se il covid fosse un consiglio, ti direi, ascoltalo, ti sta dicendo che sei fragile e mortale e te lo eri dimenticato purtroppo;
Se il covid fosse un regalo, ti direi, accettalo, è più utile di quanto pensi e rifletti a cosa puoi farne per migliorare le cose per te e per gli altri;
Se il covid fosse un insulto, ti direi, cerca di capire quale aspetto di te ha tanto offeso, perché forse va guarito e cambiato e un po’ di ragione ce l’avrà pure lui!
Se il covid fosse un timer, ti direi, inizia a contare gli anni della tua vita nuova e apprezzali;
Se il covid fosse un appuntamento, ti direi, preparati e metti l’abito più bello, chissà dove ti porterà;
Se il covid fosse un sentimento, ti direi, coltivalo e non lasciarlo rovinare dalla paura di sbagliare. S’ammala chi non sogna e non rischia;
Se il covid fosse soltanto un virus, ti direi, che neanche gli scienziati ne hanno capito molto, e lui lo sa, si diverte moltissimo ad ascoltare i virologi alla Tv!

Ma se il covid viaggia cosi’ tanto, allora vuol dire che è un messaggero…ci pensi?! Di pace o di guerra, devi deciderlo tu. Di cambiamento della tua vita, se vuoi. Di grandi pulizie per la Terra e per l’umanità, se solo cominciassimo tutti insieme a rispettarla davvero.

E ti direbbe che le difese immunitarie, le decidi nel profondo della tua anima.

E ti direbbe che hai bisogno d’alleggerirti se vuoi andare più lontano.

E ti direbbe che puoi salvare il mondo, se cambi te stesso e scegli la tua verità. Se lo farai, se lo faremo in molti, lui non tornerà. Scommettiamo?

QUANDO VA TUTTO MALE…

Quando va tutto male, faccio un passo in più e mi vivo la tristezza. Sì, per quanto assurdo, me la vivo, l’assaporo persino, vado fino in fondo e vuoto il barile. Mi ubriaco di lei.

Ho fatto tutto ciò che era possibile, spinto l’accelleratore, sfoderato il coraggio come una spada, gettato via i pesi non necessari, e alleggerito i pensieri – li ho colorati quand’erano grigi – poi ho ascoltato, compreso, ammorbidito, detto e ridetto, speso, lavorato sodo, scritto e riscritto, salito e sceso, percorso, fatto e disfatto. E sorriso, tanto! Ho tanto sorriso…

Ma non è bastato. Per ora. È andata male lo stesso. Succede, vero? Molto più spesso di quanto dicano i buoni predicatori.

E allora è giusto, per un giorno, una sera, un’ora, mollare gli ormeggi, andare alla deriva, godersi il silenzio e lo strappo dell’àncora, così, nel mero galleggiamento. Ci sarà tempo, poi, per reagire. Adesso vivo nella desolazione, è un mio diritto, lo chiedono il mio corpo e la mia mente vorace, il respiro affaticato, le spalle pesanti. Silenzio! Abbandono. Capogiro delizioso. Letto sfatto.

Quando va tutto male, mi lascio adagiare sul fondo del mare, riemergerò per forza, prima o poi. E vuoi vedere che qualcosa s’avvista alla fine, un pesce che salta, il sole che spunta?! Allora ricomincerò a battermi, chiaro! M’inventerò una corazza, raccoglierò i capelli, cavalcherò un’idea. Il vuoto si riempie sempre, i colori s’inventano da soli, l’erba ricresce anche sui sassi.

Succederà, e sarà bello pensare, che qualcuno mi ha dato una mano, perché io non stavo facendo nulla. Per una volta, non dovevo far nulla. Solo attendere la forza della corrente. Da qualche parte, dove è meglio per me.