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GLI ICEBERG IN QUARANTENA

Ammettiamolo, c’è stata molta retorica sul ritrovarsi amoroso delle coppie confinate in casa. C’è chi ipotizzava perfino un futuro baby boom, a testimoniare della straordinaria opportunità di ricominciare, regalataci dal COVIT!

La realtà sembrerebbe meno rosea. Crisi latenti si sono acuite, la noia – non più evitabile – per alcuni si è convertita in discussioni continue, silenzio ostile, freddo glaciale. Per non parlare dei casi di violenza, aggravati dalla convivenza forzata, in tutta Europa. Attivate molte soluzioni d’aiuto ovunque: in Francia, ad esempio, se ci si sente in pericolo ed è troppo rischioso telefonare da casa, una frase in codice puo’ essere pronunciata in farmacia o al supermercato per chiedere aiuto.

In verità, l’allontanarsi di due persone è molto più che una questione geografica. Ed è cio’ che, paradossalmente ho voluto narrare nel racconto d’avventura Iceberg contro Iceberg 

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dove la protagonista si sente tradita su differenti piani e si chiede: Cosa unisce davvero? Qual’è il valore di un percorso fatto insieme?

Ognuno di noi racconta la propria storia d’amore in modo diverso, perché l’ha vissuta e percepita fin dall’inizio in modo diverso, nutrendola delle proprie illusioni e delle proprie paure.

Spesso alla base di una crisi c’è un grande fraintendimento. Poi, certo, la vita complica col suo carico di prove, imprevisti, sorprese, responsabilità. In questo senso, l’evidente egoismo del protagonista maschile di Iceberg non è altro che puro analfabetismo sentimentale. Difficilmente sappiamo amare, se non siamo stati amati. Di qui, la vera questione: Come identificare l’amore? Come dare, senza perdersi, in quel dare? E siamo certi poi, di chiedere “vero amore” all’amore?

Il percorso della vita è individuale, non dovremmo mai dimenticarlo, per amore di noi stessi prima di tutto, rammentandoci con Novalis che “Libertà e amore sono una cosa sola”.

In questo forse consiste la crescita, implicita nell’esperienza, positiva o negativa che sia (ed è sempre un po’ tutte e due le cose). “L’amore è un insegnante migliore del dovere” diceva, non a caso, Einstein, la sua lezione, tuttavia, è spesso molto più severa. Per Joan, la protagonista di Iceberg è dura come un pezzo di ghiaccio, ma è anche il solo modo per uscire dal labirinto di una sofferenza antica e provare a respirare la brezza di un’avventura tutta nuova.

E quanto vorrei che la scrittrice ch’ero, allora (uno scrittore puo’ molto, anche se non tutto, per i suoi personaggi!) avesse concluso il racconto di Joan con parole analoghe a quelle di George Sand: “Io ho sofferto più volte, mi sono spesso ingannata, ma ho amato: sono io che ho vissuto e non un essere fittizio creato dal mio orgoglio e dalla mia noia”

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