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CREARSI UN FREE SPACE PER SUPERARE QUESTA FASE DI STALLO

I media hanno festeggiato la fine del lockdown. I media! – preciso – perché la cosiddetta normalità è ben lontana ancora dalla vita vera della gente.

Al di là delle formule di rito infatti, molte persone mi hanno scritto rivelando un sentimento di grande frustrazione, malinconia, apatia. “Non è stata la gran festa d’opportunità che immaginavo” ”E adesso, cosa succede?” “Il ritrovarci, con quella persona, mi ha deluso”…

Non sono sorpresa. In questo momento le energie generali sembrano in stallo, sembra di vivere sospesi sulle nostre attese. Ci aspettavamo grandi soluzioni, in seguito a nostre grandi e piccole ri-soluzioni e invece…

Energeticamente invece passiamo attraverso continui up&down, fisicamente ciò si traduce peraltro in momenti di iperattività e in altri di grande spossatezza. Globalmente ci sono ritardi in tutti i campi. Molti di noi si sentono disillusi, siamo in attesa di eventi che devono accadere, che abbiamo invocato, ma non dipendono solo da noi. Di qui, un grande senso d’impotenza.

Cosa fare? La risposta non è facile. Perché non possiamo che passare attraverso l’accettazione. Non un’accettazione passiva e triste però. Dobbiamo darle una qualche ricchezza.

Un modo, può essere quello d’individuare un nostro free space, totalmente nostro, un concetto poco legato al tempo e allo spazio, o meglio legato, ma da un punto di vista energetico e spirituale.

Può essere rappresentato certo, da un interesse specifico: uno sport, la lettura, il giardinaggio, lo yoga, o da un talento: l’abilità manuale di fare oggetti, cucinare etc. Ma non solo. Il punto è nutrire lo spirito, la propria interiorità facendo queste cose.

Come? Si dirà. Grazie tante, ma come so che sto nutrendo la mia interiorità?
La risposta va cercata nella gratuità.

Non si tratta di dedicare il proprio tempo libero (free time e non free space) a questa o a quella attività per un risultato specifico (un record, un manicaretto, il premio “balcone fiorito dell’anno”…) ma di coglierne l’ispirazione, godendone almeno un momento in piena coscienza. Non m’interessa soltanto togliere il secco ai fiori delle mie piante per renderle magnifiche, ciò che è importante è fermarsi un attimo cogliendo la pace di un momento di contemplazione di noi stessi in ciò che stiamo facendo.

Chi può, faccia un esercizio di respirazione profonda, servirà a bloccare “la visione” di quel momento. Chi è più sensibile alla bellezza, si concentri sulla luce di quell’istante, il profumo, il suono sullo sfondo, una sensazione fisica.

I guru più esperti lo definirebbero “vivere un momento di eternità e l’eternità di un momento”. Più modestamente io cerco la benevolenza verso noi stessi. Benevolens, la voluntate benefica dei latini, attiva dunque, generatrice, perché “accorgersi” sospende il correre di quelle lancette d’orologio (che, con il loro giudizio, ci ossessionano) unendo benessere fisico, mentale, energetico.

Tutto in fondo è una forma di meditazione. Potremmo dire che si tratta di questo, ognuno lo fa a suo modo. “Meditare è osservare a fondo la natura delle cose” scrive il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh in “Insegnamenti sull’amore”.

La pratica della consapevolezza è più alla nostra portata di quanto si possa pensare. E ci può aiutare, ci può aiutare in questo falso momento di normalità.

IL 4 MAGGIO: AIUTO!!! CONSIGLI D’USCITA

Pare che in termini psichiatrici, le abitudini si formino in un lasso di tempo che va in media dai 27 ai 30 giorni. La quarantena trascorsa – cinquantena anzi – si è dunque agevolmente installata nella nostra vita, con tutta una serie di muffe mentali e ruggini alle giunture.
Il 4 MAGGIO ce lo siamo segnati tutti: si uscirà! Ma dove? Come?

Oltre alla confusione estrema nella gestione delle riaperture sulle quali s’agita un continuo to be fake or not to be: avverrà per regione, città, fascia d’età, tipo di servizi, di esercenti…? Boh… (dal momento che è tutto correlato e non posso comprare dei fiori ad esempio, se non hanno aperto i vivai e riavviato i trasporti per fornire i negozi, è mia personale convinzione che gli annunci servano a poco) oltre a questo, dicevo, c’è di più.

La faccenda è più complessa: come vivrà questa fase ognuno di noi, interiormente? Facile dire che sarà EUFORIA, ma è proprio cosi’?
In “Malattia come metafora” Susan Sontag mette in guardia contro i termini bellici “tipo guerra” continuamente, e non a caso, usati in questa pandemia con tutto il loro immaginario colpevolizzante (se esci a correre, contamini dei poveri Cristi etc.).

Ci è stato procurato infatti, uno shock, in parte dovuto alle reali insidie del COVIT, in parte animato da politica e media, perché venisse meno la nostra primordiale libertà d’iniziativa e reazione personali, per indurci alla lentezza e all’acriticità, all’autolimitazione insomma.

Agendo su paura e colpa si puo’ esercitare un controllo altrimenti impossibile. Lezione della storia. Cosi’ è stato ancora una volta.
Ed ora, malconci e indolenziti, ci apprestiamo ad uscire dalla gabbia. Per questo vorrei suggerire qualche piccolo consiglio, una dieta da iniziare prima del 4 Maggio?

a) Ridurre tg, info, trasmissioni su Covit, post su fb del virologo X, a una sola volta al giorno. Preferibilmente non di sera, prima di coricarsi.
b) Fare una passeggiata quotidiana, da soli, spingendosi sempre un po’ più lontano, nei limiti del consentito, o girandoci intorno, in modo da non fare sempre lo stesso itinerario.
c) Per chi fa meditazione: salutare per sempre questo tempo della nostra vita. Accoglierlo (ci ha insegnato sicuramente qualcosa) e chiuderlo. Per chi non fa meditazione: stracciare dall’agenda le pagine di quarantena, il mese di marzo e aprile dal calendario. Accantonare screzi, accadimenti (contaminati anche quelli) Sono passati. Finiti. Addio.
d) Fare progetti per i prossimi mesi, fino alla fine dell’anno. Piccoli o grandi… come se dipendesse solo da noi.

Riprenderci la nostra vita è fondamentale, prima che altri, non contenti d’averci dovuti liberare, ci iniettino altre paure – la seconda ondata del COVIT/la modificazione genetica del virus/la mancata vaccinazione antinfluenzale – e ci ricaccino in una metaforica casa esistenziale, devitalizzata come un dente – sala d’attesa di nuove sciagure – non per curare, ma per “prevenire” questa volta, magari, soltanto con un’insidiosa APP sul cellulare!