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NON SEMBRA, MA STIAMO FACENDO LA RIVOLUZIONE!

Sì lo so: dici Rivoluzione e vedi barricate, bandiere che sventolano su statue decapitate e strade piene di folle urlanti…molto sudate!
Ma questo era prima, prima del nuovo mondo. E noi siamo già nel nuovo mondo! La rivoluzione è già in atto e il termine è appropriato, se ci riflettiamo bene, perchè ogni rivoluzione dell’umanità nella storia, per essere tale, è passata attraverso 3 tappe ben precise:

1) Il ridicolo
2) Il pericolo
3) L’evidente

E già, solo un paio d’anni fa i risvegliati erano un manipolo di agitati new age.

Parlavano di equilibrio naturale definitivamente compromesso, di manipolazione di popoli attraverso la paura e l’ignoranza, di abuso d’intelligenza artificiale, distruzione dei polmoni verdi del Pianeta, di elettrosmog e campi elettromagnetici, di conseguenze da scioglimento dei ghiacciai, crisi planetaria della globalizzazione economico-finanziaria senza regole, di pandemie da nuove malattie… Ridicolo! Appunto. I soliti catastrofisti con la fissa della Madre Terra!

Ma in poco tempo, i soliti catastrofisti si sono moltiplicati. Sempre più pericolosi per le classi dirigenti,

sono spesso giovani e si pongono domande sul senso di una vita fondata sul consumo sfrenato, su carriere che garantiscono solo l’ulcera, sullo sfruttamento esagerato delle risorse naturali, sulle possibili malattie da tecnologia invasiva, da inquinamento di falde acquifere e dell’aria. Soprattutto si chiedono se cio’ che leggono e ascoltano sia la verità e temono, temono per la propria libertà. Pericolosi, pericolosissimi, pretendono di ragionare con la loro testa!

E così ci stiamo arrivando. I risvegliati stanno facendo la rivoluzione, una rivoluzione silente beninteso, quasi invisibile, rispettosa delle regole, una rivoluzione per un cambiamento interiore, talvolta spirituale, di ritorno all’autenticità, a un mondo sano, quello delle piante, degli animali, di ritmi di vita possibili, nel tentativo di fare in tempo… a salvarci, a salvare le nuove generazioni.

Era evidente! – diranno in molti, fra poco, cercando di appropriarsi del mutamento – ovvio, non si poteva continuare così, a distruggere il pianeta, a mangiare porcherie, mentre le malattie autoimmuni aumentano, le popolazioni emigrano in massa e quando piove, mezzo mondo scruta il cielo e si chiede se la propria casa è a rischio, se deve fidarsi ad uscire, se i propri bambini non si beccheranno questo virus o un altro, semplicemente frequentando la scuola.

Ma il nuovo mondo, quello che ci sembrerà normale, acquisito (come quello del voto alle donne o dell’eguaglianza razziale) non lo avranno creato gli ultimi arrivati, gli opportunisti dell’ultima ora, il cambiamento vero è sempre il frutto dello sforzo di pochi coraggiosi, i ridicoli, le voci isolate e inascoltate, le suffraggette, i Gandhi e i Mandela… Non lo dimenticheremo, vero?!

SEI PRONTO PER IL MONDO NUOVO?

Potrei dividere la gente che incontro in due grandi gruppi: quelli che si augurano che presto tutto torni come prima del Covid, perché non sanno immaginare niente di diverso; e quelli che sperano che il mondo rifletta e cambi, gli idealisti.

Per me il problema si pone diversamente, anzi, non si pone affatto. Non siamo di fronte ad alternative, il mondo è già cambiato, il portale è già stato varcato. La Natura si è già mossa, ha dato allarmi di tutti i tipi; in certe zone del mondo, in certi fiumi, l’inquinamento è irreversibile. Intere specie di piante e animali si stanno spostando, cercando nuovi habitat (sì anche le piante si spostano!) altre soccombono irrimediabilmente.

Courtesy of Victoria Schaal

Nei rapporti umani, durante il lockdown, abbiamo toccato con mano le nostre verità. Spesso amare, talvolta sorprendenti, ma sempre dolorosa necessità di fare il punto sulla nostra vita.

Parlo spesso con giovani di tutte le età, mi piace ascoltare le riflessioni degli adolescenti e dei più grandi, di quelli già entrati nel mondo del lavoro, un lavoro magari già anche perso, per effetto del Covid. Li trovo molto preoccupati, amareggiati e spaventati dal futuro. Tanti dicono di non volere figli, di non avere sogni. Li scopro molto sensibili ai temi legati all’ecologia, ma anche, purtroppo, persuasi che sia tutto inutile, che sia troppo tardi. Li sento interrogarsi sulla direzione da prendere nella loro vita: grandi certezze universitarie sono cadute, i luoghi “culto” della carriera non garantiscono più il futuro né la felicità.

Già la felicità, perché di questo si tratta nel nuovo mondo: osare, trovare la libertà di riformulare – ognuno di noi, a tutte le età – la nostra personale definizione della felicità. Tutte le ricette dei nostri genitori sembrano vetuste, sorpassate da una realtà cambiata per sempre. Ma è proprio in questo vuoto, che bisogna cercare. Ogni distruzione offre spazi di ricostruzione.

E questa volta, ragazzi, sarà una costruzione libera! Niente più obblighi morali di ripercorrere i passi di chi ci ha preceduto, se non ci sentiamo davvero chiamati a farlo, niente più pregiudizi fra lavoro manuale e intellettuale, il nuovo può rivisitare l’antico e assaporarlo con occhi diversi e competenze più alte. I soldi non saranno più il solo criterio per le nostre scelte.

Nella Torah si dice: Tutto in Natura nasce da un atto di rottura. Allora davvero, scegliendo di vibrare in modo diverso, possiamo cambiare il corso dell’umanità, di quella fetta d’umanità, perlomeno, disposta a reinventarsi con generosità, a cedere il passo ai giovani più capaci, a riscoprire l’autenticità, il rispetto per l’Ambiente, la gioia d’appartenere ad una comunità che possieda le nostre stesse vibrazioni alte.
Ce la faremo? Dipende da noi. Il primo passo è crederci. Perché per quanto possa sembrare improbabile o presuntuoso, come il mio Maestro mi ripete sempre: “Tutto ciò che fai, è per tutta l’umanità”

AMBIENTE=NATURA+SPIRITO

Si parla spesso di crisi di valori, disamore per la vita, abbandono delle grandi religioni monoteiste, tramonto delle idologie, degrado delle relazioni umane, materialismo…tutto vero, sebbene non siano sempre condivisibili le analisi che ne individuano le cause. Tutto fisiologico anche, in una società che corre, evolve, procede, inciampa, facendo i suoi sbagli.

Ciò che sorprende però è l’assoluta, sostanziale cecità dei potenti di fronte ai problemi ambientali. Un’ottusità, non soltanto figlia dell’avidità, della sete di potere, ma anche frutto di profonda ignoranza, quasi un non rendersi conto che, oltre all’oggettivo rischio d’estinzione della nostra civiltà, sono i bisogni intimi dei singoli individui ad essere cambiati.

Ci sono voluti i mega incendi di quest’estate perché il Papa invocasse il rispetto della Natura (peraltro con enfasi diversa a seconda che si tratti di fuochi di Bolsonaro o di Maduro!) appellandosi tuttavia a un Dio Creatore sempre posto in alto, da qualche parte, a guardarci da spettatore. Dall’altra parte i giovani di tutto il mondo scendono in piazza “contro i cambiamenti climatici” come fossero la scelta di qualcuno.

Io non sono totalmente d’accordo: i cambiamenti climatici sono anche parte dell’evoluzione della Terra, un organismo vivo, pulsante, cosciente (“respira come un essere umano, dicono i miei amici sciamani, e segue il proprio ciclo di vita”) messo a dura prova, certo, dall’azione scellerata dell’uomo.

E il problema è proprio questo: non riconosciamo più alla Terra Madre la valenza spirituale che tutte le grandi civiltà del passato le accordavano. Se non ripartiamo dalla sacralità della Natura nel suo complesso e nelle sue singole componenti – piante, animali, pietre – ciascuna con un proprio spirito come affermava Gustavo Rol, nessun movimento ambientalista, per quanto agguerrito e ben nutrito dalla paura, riuscirà davvero a cambiare il nostro modo di vivere sul Pianeta.


Se non riconosciamo nel singolo albero la manifestazione piena della matrice stessa dell’Universo, non scatterà la molla dell’Amore, il vero motore di questa rivoluzione. Ma ciò significa tornare anche a un modello di spiritualità individuale, libera, sganciata da dogmi, filtri e gerarchie ecclesiastiche, una religione del cuore che rispetti e ponga sullo stesso piano, corpo, mente, energia, spirito.

Accedere a un livello di coscienza superiore, questo ci riallineerà al movimento del cuore della Terra e modificherà davvero il nostro modo di vivere.

AL ROTARY CLUB PER PARLARE D’AMBIENTE E INTELLIGENZA DELLE PIANTE

Si parla molto d’impegno ecologico in questo periodo, lo constato continuamente quando presento il mio libro “Cosa fanno le mie piante quando non ci sono”.
Il 18 Marzo scorso ho avuto l’opportunità di farlo al Rotary Club di Pordenone, (che ringrazio per l’accoglienza squisita) un appuntamento cui tenevo molto per l’affetto che mi lega alla mia città d’origine e per i ricordi cari legati all’infanzia, ai mei genitori, alle scuole, agli amici. In questa occasione ho potuto notare come i cinquantenni e oltre si riavvicinino alla Natura, riappropriandosi al contempo del proprio corpo, praticando sport che li portano a fruire dell’Ambiente in territorio friulano-veneto e all’estero, come forse mai prima nella loro vita. Questo li conduce alla consapevolezza nuova e autentica dell’urgenza di preservare un Pianeta che mostra visibili segni di cambiamento e sofferenza.

 

Anche i giovani, sulla scia della piccola Greta tanto alla ribalta sui media, incominciano – pare – ad appassionarsi alla causa e a scendere in piazza. Ma in che modo?

 

Non posso evitare d’esprimere un certo scetticismo dinanzi all’ignoranza che spesso constato in tema d’ecologia. Alcuni ragazzi intervistati durante una delle ultime manifestazioni a Roma, citavano addirittura lo SPREAD come concausa dei cambiamenti climatici; sul buco dell’ozono avevano idee vaghe, ripetevano slogan brevi e superficiali, criticando – a giusto titolo, certo – le scelte dei governi.

Resto dell’idea che il cambiamento in tutti i campi sia possibile solo cominciando da se stessi e dalla conoscenza. Non si può parlare d’ambiente senza capire la complessità del tema, l’intricato legame fra le decisioni e le azioni, insomma non si può essere utilmente impegnati in questo campo senza approfondire i meccanismi che reggono l’intero ciclo naturale della Terra.

Capire che il pianeta si comporta come un immenso circuito elettrico, che il mondo vegetale fin dalle origini ha saputo creare un modello di società collettiva in cui ogni essere vivente ha una sua precisa collocazione e funzione significa incominciare a percepire la vastità del problema. Ottimizzare le risorse, evitare gli sprechi, stabilire alleanze e solidarietà proprio come fanno le piante che non si sacrificano beninteso – non s’immolano – ma calcolano l’aiuto che possono offrire alle loro simili e pretendono il rispetto d’accordi di reciproca collaborazione fra loro e con gli animali, può essere il vero modello di vita da cui partire per trasformare, senza sconvolgerla, l’esistenza dell’uomo sulla terra.

Non si tratta di tornare al medioevo – ricordate la folle proposta di Grillo, tempo fa, di rinunciare all’uso degli assorbenti igienici, lavandoci di volta in volta una protezione in cotone? Lo facesse LUI – né di tornare ad attingere l’acqua nei pozzi, ma di usare la tecnologia per trovare soluzioni ecocompatibili, di dirigere l’economia – che DEVE generare profitti – sfruttando le nuove esigenze ecologiche.

Oltre a manifestare per le strade dunque, abituamoci a osservare piante, alberi e coltivazioni, a riflettere sui nostri comportamenti quotidiani, ad approfondire l’effetto domino di qualunque decisione assunta, anche della più virtuosa. Perchè una cosa é certa: non é più tempo di atteggiamenti eco-modaioli, é tempo di salvarci o meglio di salvare il salvabile per le prossime generazioni.