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FORZE DIVERSE PER COMBATTERE IL FUOCO DI SIBERIA

È notizia di poco tempo fa: gli sciamani di Siberia si sono riuniti per mettersi in contatto con la Madre Terra e con le energie dell’Universo e invocare il loro aiuto in modo da fermare l’apocalittico incendio che sta divorando le foreste.

Anche i Buddisti hanno annunciato di voler pregare le forze della Natura, chiedendo a tutti d’inviare le coordinate geografiche delle centinaia di focolai che si sono scatenati in pochi giorni.

Un pezzo di Siberia, grande quanto il Portogallo è già andato in fumo. Il grido di dolore degli alberi è avvertito da tutte le forze spirituali del Pianeta, mischiato al solito drammatico balletto di notizie che denuncia la fusione dei ghiacciai del Polo Nord, le contaminazioni nucleari nel mar del Giappone e in Russia, le ondate di caldo record nel mondo, il super tifone in Cina, l’aumento della presenza di tonnellate di plastica nei mari, l’epidemie di malattie negli alberi. Insomma l’Apocalisse delle Sacre Scritture.

Ai più scettici può sembrare un’ingenuità, personalmente sono fra quanti si rallegrano di constatare una certa evoluzione da parte dell’Umanità. Parlo di evoluzione perchè finalmente l’uomo comincia a capire che può/deve riappropriarsi delle proprie capacità ancestrali.

“Tutti i problemi nascono dalla perdita di frammenti d’anima, anima intimamente connessa con le forze della Natura” mi hanno spesso detto gli sciamani di mezzo mondo. La causa di questa perdita è sempre la paura, la conseguente arroganza del controllo, la volontà di dominio. La nostra società nella sua totalità ha perso il contatto con la propria parte invisibile, divina, spirituale. La preghiera, la pratica dei mantra, la meditazione individuale e collettiva, altro non sono che un’attivazione di energie “alte” proprie a tutti noi.

“Le nostre certezze mentali in verità sono le nostre più grandi bugie” sosteneva F. Nietzsche. Ed è sulla base di queste certezze che deprediamo e avveleniamo il Pianeta.

È interessante notare come in questi riti ci sia sempre una nozione di purificazione. Gli sciamani aiutano a cacciare gli spiriti malvagi cioè le idee negative. Potentissime, perchè (come le positive) “creatrici della realtà che viviamo”. Queste idee non sono nostre, sono ciò che già la tradizione greca antica cosiderava “Idola” forze spirituali, il Male.

Nell’attuale visione sciamanica del mondo, queste energie negative e basse hanno preso il sopravvento perchè abbiamo tradito il patto con la Natura, abbiamo interrotto la pratica di tradizioni ancestrali e dimenticato l’umiltà (di qui il ruolo delle offerte simboliche alla Madre Terra).

Ora la buona notizia è che una sempre maggior fetta di popolazione sta riaprendo le porte di un invisibile che è già dentro di noi, connesso al cosmo, causa-effetto assieme, perchè privo del dualismo che permea il mondo materiale e mentale. Basterà a fermare la corsa alla catastrofe? Di sicuro c’è la certezza che ognuno di noi può e deve fare la sua parte. Sì ciascuno, con le proprie forze e capacità. Come insegna la Natura in ogni sua minima, perfetta manifestazione.

IL RITO DEL TEMAZCAL: LA SPA FISICA E SPIRITUALE DEI PRECOLOMBIANI

“Sancisce una vera e propria rinascita fisica e spirituale” Mi ripetevano tutti gli amici messicani, senza averlo beninteso mai provato personalmente. Potevo perdermi questa ennesima esperienza? Certo che no!

Ed eccomi dunque sulla strada per Coatepec, con tanto di autista e guardia del corpo, perchè il posto è selvaggio, immerso nella foresta attraversata da un rio roccioso, fra casupole aggrappate alla collina come per miracolo e un buio totale appena scende il sole (Ci fermeranno persino dei soldati della Guardia Nacional intenti a fare controlli) Quando scopriamo la porticina alla quale suonare, Juliano, il bodyguard è perplesso. Non si aspettava un posto tanto modesto. “Restiamo qui fuori per ogni evenienza” dice, toccandosi la tasca. È armato.

Eppure Guadalupe, la donna che mi apre, ha l’aria gentile e frettolosa di chi si è ben organizzata. D’altra parte, l’assoluta essenzialità della sua casa non dà una gran varietà di soluzioni. Mi fa entrare in una specie di corte interna, in parte col tetto di lamiera, in parte en plain air. Al centro, una capannuccia cilindrica, alta un metro e venti, in muratura, con un buco sul tetto, tappato da coperte. Sembra una tenda mongolica, bassa, per le renne. Scoprirò a mie spese che anche la temperatura esterna richiama la tundra. Cosa preoccupante perchè dopo un rapido tè dolcissimo che getto via quando non mi vede, devo mettermi in costume da bagno per iniziare la purificazione che si svolgerà in tre fasi.

 

Per affrontare la prima, mi porge una coppetta con cioccolato caldo e sali minerali. “Spargitelo dappertutto, io ti aiuto dietro”. Ho talmente freddo, là in mutande, nella tundra, che accolgo la proposta con il più grande entusiasmo, me lo sarei bevuto il cioccolato a dir il vero, ma intanto spalmo. Sul viso mi mette una maschera d’argilla, forse per evitare qualsiasi domanda generata dalla mia perplessità, perché la sento solidificarsi rapidamente come una maschera funeraria. Intanto l’effetto cioccolata calda è finito, sono una gelida mummia da pasticceria! Guadalupe intuisce che qualunque altra spiegazione va data al caldo e quindi m’invita nella grotta mongolica, dove attiva un brasero acceso. È qui che inizia la sauna.

L’originalità della cosa è che dobbiamo farla al buio, meditando, recitando preghiere e invocazioni dedicate ai nahuales del fuoco, aria, acqua, terra. Non contenta di avvertire il mio imbarazzo, mentre la cioccolata mi si solidifica addosso tipo barretta di Cioccorì e ripeto mantra in spagnolo, Guadalupe mi sorprende con getti d’acqua gelida o agitando mazzetti d’erba (di ruta) di un odore molto strano. “Perdona, pero es necesario” dice, poi comincia con le domande: “Cosa vedi? Immagina d’abbracciare un albero… descrivimelo…” Ora devo dirle cosa voglio lasciare dietro di me. Questo è molto interessante: “I dolori” dico, scoprendo subito che non è così semplice, ci affezioniamo anche a quelli. Comincio a sentire caldo finalmente, anche se il Cioccorì mi va dappertutto, vorrei restare là dentro. E invece no, Guadalupe mi dice che è ora di uscire e azionare, solo con la mano destra, una delle docce all’aperto.

“All’aperto???” Chiaro che non ce n’è altre. Le ho viste entrando, spartane, in fila, con le manopole di ferro arrugginite “E grida! Grida!” mi dice, mentre sono già piegata a 90 gradi per uscire dalla porticina della capanna. Chissà perché devo gridare… ho appena il tempo di pensare, mentre un violentissimo getto d’acqua gelata mi piove addosso. In effetti, grido.

“Insisti – dice Guadalupe – togli tutta la cioccalata”. È buio pesto nella tundra. Mi sbrigo, mi sciacquo e mi precipito nella capanna delle renne.“Come stai?” “Freddo” “ Perdona pero es necesario, sennò non urli fuori tutto ciò che hai dentro”

Siamo di nuovo al caldo e al buio e Guadalupe getta qualcosa nel brasero che fa un fumo strano che brucia gli occhi.”Ho preparato questo per te, con gli oli essenziali di cui necessiti, spargitelo su tutto il corpo usando i petali di rosa” Meno male che sono petali di rosa, al buio potrebbero essere anche lembi di pelle umana. “Spalmandoti questa pasta senza vederti, devi sentire le reazioni del tuo corpo” Effettivamente il mio corpo ha un sacco di domande, tutte riassumibili in una fondamentale: perché mi fai questo?

Le preghiere che Guadalupe recita sono molto poetiche semplici e antiche. Esprimono gratitudine alla Natura, umiltà, perdono. Ad un certo punto mi chiede di dedicarle a qualcuno. Le do il nome di mia figlia e la faccetta buffa della mia piccola inizia a rimbalzare fra le pareti della capanna. La rivedo a tutte le età. Devo essermi persa in una mia meditazione perchè ad un certo punto m’arriva una secchiata d’acqua fredda “Perdona, pero es necessario” la solita spiegazione “Devi chiedere cosa vuoi, ma non a voce alta. Perchè devi immaginare in grande” Altro punto interessante: sembra facile, ma messo di fronte all’urgenza della richiesta, ci devi pensare su!

Ormai lo so come va a finire. Mi aspetta la tundra, la doccia ghiacciata. “Grida!” figurati se non lo faccio! Devo eliminare ogni traccia di quella pasta su di me, fin nei capelli, altrimenti non posso tornare al caldo.

Terzo rientro. Altre erbe. Orazioni. Ringraziamenti. Secchiata d’acqua gelida in faccia, a tradimento. “No, non dirmelo, es necesario”.

Guadalupe prima di lasciarmi andare a fare la terza doccia siberiana, mi raccomanda di asciugarmi subito e vestirmi “Grazie tante, non intendevo tergiversare alla luce della luna” I miei vestiti sono dietro un paravento, umidi come funghi dopo la pioggia. Esplodo in uno starnuto, mentre mi porge il tè stomachevole di prima, ma adesso è caldo e ne bevo un po’ “Vedi ti stai aprendo, avevi un po’ di sinusite” Adesso mi verrà una broncopolmonite invece, penso fra me e me, mentre Guadalupe m’accoglie finalmente all’interno della casa. Accende una candela che mi dedica e finisce, anche lei, per raccontarmi la sua incredibile storia.